Corsi di scrittura in arrivo a Gennaio 2025!

Tengo sempre sulla scrivania una copia de L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera. Mi ricorda come si possano scrivere dei libri di successo anche trasgredendo le regole.

L’incipit di quel romanzo è lontanissimo da tutto ciò che viene prescritto nei manuali di scrittura creativa: “L’idea dell’eterno ritorno è misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi nell’imbarazzo (…)”

 La regola consigliata solitamente è: prendere all’amo il lettore con una scena forte, o quantomeno un’osservazione forte (l’ultimo Antonio Franchini, ad esempio); se possibile iniziare addirittura in medias res, a metà dell’azione, nel momento più “caldo” della storia, per poi ricominciare dall’inizio con un lungo flash back. E comunque, in generale, ciò che si consiglia è curare l’orizzontalità della scrittura, ovvero quel quid che fa girare pagina al lettore per vedere come si va avanti. Show, don’t tell! Mostra i personaggi, mostrali mentre agiscono, mentre fanno cose, non dire come sono fatti, non spiegare.

Lo preciso a scanso di equivoci: sono tutte regole valide. Lo sono anche per uno come me, che è sempre stato attratto dalla dimensione della cosiddetta verticalità della scrittura, quindi dalle descrizioni, dai monologhi interiori, da una scrittura letteraria che può sbordare facilmente anche nella saggistica (o in quella forma di “mini-saggistica” rappresentata dall’editoriale giornalistico, che ho praticato per tutta la vita).

Una scrittura veloce, che scorre, dinamica, impattante, in generale offre più garanzie di successo di una scrittura lenta, pensosa, riflessiva.

Poi però un lettore si trova davanti un incipit come questo. Già ha superato un titolo criptico, L’insostenibile leggerezza dell’essere. E su cosa va a sbattere? Sulla teoria dell’eterno ritorno in Nietzsche. Come a dire: su uno dei passaggi più oscuri e meno sistematizzati del pensiero del filosofo tedesco (che di suo era sistematizzato gran poco). Avesse preso, per esempio, una frasetta come quella della stella danzante, o dell’abisso che ti guarda mentre tu guardi lui ecc.

No. Kundera attacca con due pagine sull’eterno ritorno. Un muro, altro che verticalità.

E il bello è che a partire da questo incipit costruisce poi un romanzo-romanzo, appassionante, profondo, pieno di sentimenti. In assoluto leggibile, qualsiasi cosa significhi questa espressione.

Cosa vuol dire questo? Che le regole sono importanti, come ho già detto. Sono sacrosante. In tutte le espressioni artistiche. Oserei dire in tutte le attività umane. Ma poi a volte devono essere scavalcate, aggirate, tradite. È questa la sfida. Se si vuole dar vita a qualcosa di unico.

Naturalmente, il rischio fallimento è altissimo. Ma vale la pena correrlo. Specie se si è Kundera.

 E adesso, la pubblicità.

Di cose come questa mi piacerebbe parlare nel laboratorio di scrittura che ho in mente di aprire a Mercatello (PG), a partire da gennaio. Lo faremo al Bed and Bookfast o in altro luogo nei dintorni che comunicheremo.

Perciò, tenete d’occhio le pagine del nostro sito!

A presto e buone letture.

Marco Pontoni

L’anima letteraria del B&B e una somiglianza quasi imbarazzante con Il Professore della “Casa de Papel”, famosa serie tv. Giornalista, scrittore, intrattenitore, ma anche, all’occorrenza, uomo dalle mille risorse. Le parole, per lui, hanno un valore altissimo, soprattutto quando vengono date.

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